Il Romero contro la mafia: Il nostro viaggio a Palermo. #4 La violenza di Cosa Nostra: vite innocenti spezzate dalla mafia

Un’opera d’arte per non dimenticare

La mafia ha sempre tentato di depistare e intralciare chi cercava di contrastarla. Per ricordare le vittime morte lottando contro Cosa Nostra è stato ideato un murales che rappresenta delle persone che hanno dedicato la loro vita alla salvaguardia del paese dalla corruzione mafiosa. Noi lo abbiamo visitato: si trova in via San Gregorio a Palermo, di fronte alla caserma dei carabinieri. Alcune delle persone raffigurate in quest’opera d’arte urbana sono morte conseguentemente alla lotta antimafia. In particolare si ricordano i magistrati Giovanni Falcone, con la moglie Francesca Morvillo, e Paolo Borsellino. Inoltre è fondamentale menzionare Peppino Impastato, giornalista nato in una famiglia mafiosa che decise di diventare un attivista politico antimafia, decisione che gli costò la vita. Infatti, venne ucciso dai mafiosi, che cercarono addirittura di distruggere la sua immagine facendo credere che il suo decesso fosse dovuto a un attentato suicida. Oltre a Impastato si ricordano Girogio Boris Giuliano, Pietro Morici, Giuseppe Bommarito, Mario D’Aleo, Emanuele Basile, il magistrato Rocco Chinnici, il generale Alberto Dalla Chiesa e sua moglie Emanuela Setti Carraro, i poliziotti della scorta di Falcone Vito Schifani, Dicillo Rocco e Antonio Montinaro, il carabiniere Giuseppe Russo e il testimone della sua uccisione Filippo Costa, la scorta di Borsellino, composta da Emanuela Loi, Claudio Traina, Walter Eddie Cosina, Agostino Catalano e Vincenzo Li Muli. Noi crediamo fermamente che sia indispensabile mantenere sempre vivo in ogni modo il ricordo di tutti coloro che hanno perso la vita lottando contro la mafia.

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Il muro della legalità

Un’infanzia negata

Non solo uomini e donne ma anche i più piccoli sono finiti nel mirino della mafia. Diversi minorenni sono stati travolti dalla violenza della criminalità organizzata, per vendetta o intimidazione verso chi ha ostacolato la mafia, per eliminare testimoni o per eventi tragici nei quali piccoli innocenti sono rimasti vittime. Questo mette in luce come la mafia non si faccia scrupoli quando si tratta di preservare la propria autorità, attuando anche azioni brutali contro chiunque la contrasti. Un esempio drammatico che racchiude tutta la crudeltà di Cosa Nostra, come illustrato al No Mafia Memorial che abbiamo visitato durante il viaggio della Legalità, fu il sequestro e l’omicidio di Giuseppe di Matteo, il quale fu rapito all’età di 13 anni, come vendetta contro il padre Santino Di Matteo, ex-mafioso. La sua prigionia durò 2 lunghi anni e quando fu ucciso nel 1996 la famiglia di Giuseppe non ebbe la possibilità di dare un degno saluto a Giuseppe in quanto il suo corpo non fu mai ritrovato poiché dissolto nell’acido.

Altre vittime innocenti da ricordare sono: Emanuela Falzone, 17 anni, uccisa da Cosa Nostra nel 1896 due giorni dopo Natale, che fu la prima minorenne vittima della mafia; Stefano Pompeo, vittima di un errore nel 1999, che avrebbe compiuto 12 anni due settimane dopo l’accaduto.

Cosa Nostra colpì anche a Firenze nel 1993: nella strage di via dei Georgofili, a causa dell’esplosione, persero la vita 5 persone tra le quali Caterina e Nadia Nencioni, di rispettivamente 50 giorni e 9 anni.

È difficile comprendere come degli esseri umani possano avere la freddezza di mettere in atto certi gesti così violenti nei confronti di anime innocenti come bambini. Questo dimostra come chi fa parte della mafia trascuri qualsiasi valore etico e si interessi esclusivamente del potere.

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No Mafia Memorial

Don Pino Puglisi: il coraggio di lottare per i più deboli

L’ultima vittima di cui trattiamo in questo articolo è don Pino Puglisi, parroco della chiesa del quartiere di Brancaccio a Palermo, dove la mafia esercitava il proprio controllo tramite i fratelli Graviano.

Don Pino Puglisi si impegnò nel sociale togliendo dalla strada ragazzi che altrimenti sarebbero inevitabilmente finiti nel giro della mafia, organizzando attività e gite che puntassero all’educazione alla legalità.

La sua aperta campagna antimafia, predicata anche durante le celebrazioni liturgiche, ha portato i mafiosi a interessarsi a lui considerandolo come un ostacolo e, dopo varie minacce di cui Pino Puglisi non parlò mai a nessuno, venne assassinato il 15 settembre 1993, giorno del suo 56° compleanno.

Il suo coraggio è ammirevole se pensiamo che lui, come altre persone impegnate nella campagna antimafia, era consapevole da tempo di essersi schierato contro una realtà molto più grande di lui e, nonostante ciò, ha perseguito a lottare per ciò in cui credeva.

Sepoltura di Don Pino Puglisi nella Cattedrale di Palermo

Veronica, Emilia e Noemi (5U)


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