#11 Manuela Quarti

Innanzitutto, come sta?

Grazie per avermelo chiesto. Sto abbastanza bene, con qualche fatica, ma sono molto felice di essere rientrata a scuola dopo un periodo di assenza! La scuola mi permette, oltre che di dedicarmi alle mie lezioni con passione, di ridimensionare preoccupazioni e limitazioni con le quali mi sto confrontando da un periodo a questa parte.

È un piacere per me condividere qualcosa di me stessa e del mio lavoro attraverso questa intervista, una modalità di comunicazione che trovo efficace per conoscersi meglio in modo diretto e autentico. 

Cosa insegna? Quale autore/personaggio/argomento ritiene più interessante?

Insegno storia dell’arte. Mi piace tutta la storia dell’arte e per ogni periodo e artista che affrontiamo in classe vorrei approfondire sempre di più e meglio per poter dare alle mie alunne e alunni una visione più completa possibile e chiara sugli artisti e i periodi che affrontiamo. È una storia infinita però! 

Potrei dirti che dalle pitture rupestri, alla maestosità dei templi greci, dal bacio di Anna e Gioacchino nella Cappella degli Scrovegni di Giotto, fino ai libri cuciti di Maria Lai, ma anche le opere di Hilma af Klint e Agnes Martin, non finirei mai!

Ha sempre voluto fare l’insegnante? Chi l’ha ispirata a fare questo lavoro? (percorso scolastico, coerente o no?) Cosa ritiene essenziale nel suo lavoro, per lei e per i suoi alunni?

Non ho sempre pensato di diventare insegnante, ma è stato un percorso che si è delineato nel tempo. Durante gli anni del liceo indubbiamente ho scoperto la mia passione per l’arte. Sono stati anni molto belli per me: osservavo le mie insegnanti, soprattutto di greco e di storia dell’arte, sentivo una grande ammirazione per loro e la loro professionalità e certamente credo che è anche grazie a loro che ho poi scoperto il percorso dell’insegnamento. 

Finiti gli studi universitari però ho viaggiato, ho continuato a studiare e fatto esperienza all’estero e oggi, nelle mie classi, cerco di portare un po’ di quello che ho vissuto e visto nei miei anni fuori dall’Italia.

Cosa è essenziale per me? Nel mio lavoro a scuola ritengo importante dedicarmi con passione, entrare in classe con il desiderio di aprire alla conoscenza attraverso la curiosità e mi auguro sempre per le mie alunne e alunni che possano sentirsi bene, sereni nell’affrontare gli impegni scolastici, che possano trovare dentro di sé e nel mondo intorno a loro, spazi di realizzazione in cui esprimere il loro potenziale e crescere come individui completi. 

Quanto ritiene importanti i voti?

Per quanto mi riguarda certamente i voti sono un indicatore utile del progresso degli studenti, per misurare l’approfondimento e la comprensione degli argomenti trattati, tuttavia per una visione globale del potenziale di uno studente, lo sviluppo del suo pensiero critico, la sua crescita, forse un sistema di valutazione più fluido potrebbe essere meno limitativo.

A volte penso che voti potrebbero anche essere sostituiti da fasce, come A, B, C, D, che indichino semplicemente l’andamento dello studente. Questo tipo di sistema, che si avvicina di più al sistema in uso in paesi anglosassoni e nordici, potrebbe essere meno rigido e più centrato sull’evoluzione degli alunni rispetto ai tradizionali voti numerici. Ma sono solo pensieri! 

Consiglierebbe a qualcuno di fare l’insegnante?

È sempre difficile dare un consiglio che sia utile per la persona a cui è rivolto. Però se “quella persona” mi chiedesse se sono contenta di ciò che faccio ogni giorno, risponderei di sì: quella dell’insegnante è una professione importante nella società ed io ne sento tutte le responsabilità ma anche le gratificazioni. Inoltre il dipartimento di arte è composto da docenti entusiasti, generosi e molto stimolanti e insieme il nostro percorso è ancora più gratificante.

Cosa vorrebbe cambiare del sistema scolastico italiano? 

È un tema complesso. Il sistema scolastico coinvolge tanti aspetti, dall’insegnamento all’organizzazione delle classi, dal benessere degli studenti alla preparazione dei docenti, ed è difficile fare una riflessione individuale, avrei bisogno di confrontarmi con più soggetti coinvolti in questo sistema.
Certamente a me piacerebbe che le classi fossero tutte di numero ridotto, per riuscire ad avere un maggiore contatto con le studentesse e gli studenti, rispondere alle necessità individuali, comprendere meglio le caratteristiche di ognuno e creare un ambiente di apprendimento più modellato sul gruppo classe. E poi snellirei tanti aspetti burocratici, semplificando le procedure a favore di maggior tempo dedicato agli studenti e ai progetti che si possono condividere. 

L’esperienza più memorabile della sua carriera?

Nella mia carriera scolastica, credo che il primo giorno al Romero sia quello che ho più a cuore, ho capito subito che avrei adorato stare in questa scuola! Nella mia carriera più in generale… sicuramente quando ho fatto esperienza nel dipartimento di arte contemporanea di un importante museo di New York: ai tempi era una città che ti faceva sentire come fossi in un film!

Che libro consiglierebbe ai suoi alunni? Quale canzone? 

Sono stata felice di vedere recentemente a Bergamo una mostra dedicata a Marina Abramović, un’artista che ha avuto il coraggio di esplorare e spingere i limiti del corpo affrontando le proprie paure, resistenze e vulnerabilità.

La sua arte provoca riflessioni profonde sull’esperienza umana, sul tema del corpo, sulle relazioni tra gli individui, e credo che possa essere una fonte di ispirazione per chi cerca di vivere con intensità, coraggio e consapevolezza.

Consiglierei il libro “Attraversare i muri” di Marina Abramović perché offre una visione intima del suo processo creativo e delle sue esperienze artistiche. È un racconto di sfide, di autoesplorazione e di come l’arte possa essere un mezzo per rompere barriere sia fisiche che mentali. È un libro che invita a riflettere sulla forza dell’arte come linguaggio universale e sulla capacità di ogni individuo di andare oltre i propri limiti.

Per la canzone, ascolto molta musica di generi diversi e ogni tanto chiedo alle mie alunne di suggerirmi qualche brano o cantante che poi nel tragitto in macchina ascolto con interesse. Ma c’è una canzone che per me è sempre attuale anche se uscì nel 1996, ed è “La cura” di Franco Battiato. Per me prendersi cura dell’altro e degli altri è un tema importante. 

Che domanda le avrebbe fatto piacere ricevere in quest’intervista? Perché?

Penso che tu mi abbia fatto tutte le domande che avrei voluto ricevere e sono contenta di questo momento di condivisione e ti ringrazio molto. 

È un modo per prendersi del tempo, insieme, e individualmente per riflettere, sui propri obiettivi, valori, gusti, necessità che a volte nemmeno riconosciamo.

Dunque grazie, cara Linda, per tutte le tue stupende domande. 

Grazie a lei, troppo gentile! E infine, un consiglio spassionato a chi legge l’articolo?

       Mmm… Questa è troppo difficile, però!


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