Gisèle Pelicot è una donna francese, protagonista in questi ultimi mesi del 2024 di una vicenda legale: e il motivo è agghiacciante. La donna attualmente ha 71 anni e vive nel comune di Mazan in Francia.
Venne drogata con farmaci ansiolitici inseriti nei suoi pasti dal marito Dominique Pelicot in continuazione per quasi un decennio, dal 2011 al 2020, con l’obiettivo di farla stuprare da uomini scelti da lui attraverso l’utilizzo di internet.
Il coniuge durante gli stupri filmava le vicende e le salvava su una chiavetta USB: vengono ritrovati oltre 20 mila immagini e video del genere in una cartella chiamata “Abusi”, assieme anche a delle foto della figlia nuda in una cartella denominata “Mia figlia, nuda”. L’uomo stesso confessa e dice: “Sono colpevole di quello che ho fatto, ho rovinato tutto, ho perso tutto. Devo pagare”, “Sono uno stupratore”.
Inoltre su Dominique si sa anche che già nel 2010 era stato arrestato per reati a sfondo sessuale: aveva infatti scattato foto sotto le gonne di alcune donne al supermercato. É stato però rilasciato con una semplice multa di 100 euro e la moglie non ne venne mai a sapere nulla.
Oltre al coniuge sono sotto processo anche tutti gli altri uomini, che per quanto non fossero la mente degli stupri, erano gli operatori: se ne contano 51 al processo, ma il numero potrebbe arrivare fino a 70.
Un dubbio che sorge è la modalità in cui si venne a sapere del tutto: per quanto non sia chiarissimo, probabilmente scattò tutto grazie ai figli che appena vennero a sapere delle foto scattate dal padre al supermercato, si misero a pensare anche ai vari blackout della madre e la pessima memoria degli ultimi periodi, quindi teorizzarono una specie di collegamento fra i due fenomeni.
Indagando però, mai si sarebbero aspettati di scoprire che Dominique sarebbe arrivato a fare quel che ha fatto.
Gisèle fece una scelta molto importante in questo processo: quello di renderlo a porte aperte. Per quanto secondo la legge francese poteva tenerlo privato mantenendo l’anonimato, fece la sua scelta per dare a tutte le altre donne vittime di stupri e abusi la forza e il coraggio di agire.
“Non voglio più che provino vergogna. La vergogna non dobbiamo provarla noi, sono loro che devono provarla”. “Esprimo qui soprattutto la mia volontà e la mia determinazione a cambiare questa società” esprime lei con ragione.
Il 20 dicembre si è concluso il processo: 20 anni di carcere per il coniuge di Gisèle, nonché la pena massima prevista dalla legge francese in caso di stupro aggravato: saranno mai abbastanza per ciò che ha progettato e commesso l’uomo? Per la pm francese e per l’opinione pubblica francese e mondiale no.
Lascia un commento