Come sta?
Prima di tutto grazie della domanda: quasi nessuno me lo
chiede ed è un po’ strano sentirselo dire. Sto bene, anche
se sono un po’ affaticata da tutti i compiti che il mio ruolo
prevede.
Perché ha scelto di fare questo lavoro?
L’ho scelto perché pensavo potesse essere la realizzazione di un mio “sogno”. Volevo contribuire a migliorare l’ambiente scolastico, mettendo in atto la mia idea di scuola, intesa come presidio culturale e sociale fondamentale per la nostra comunità.
Che cosa la fa sorridere a scuola?
I ragazzi. Mi piace la loro simpatia, il loro modo di essere e la loro spontaneità.
Cosa le piace di più degli studenti della scuola? E cosa le piace di meno?
Mi piace vederli crescere, da quando arrivano fino all’uscita da questa scuola, vedere come maturano e come mettono in atto ciò che hanno imparato durante gli anni. Ciò che mi piace di meno credo che sia percepire la fragilità di tanti ragazzi e il sentirsi talvolta impotenti di
fronte a situazioni (per fortuna poche) molto complicate.
Perché, secondo lei, gli alunni ritengono i professori così
distaccati?
Innanzitutto è necessario avere ben chiaro che il professore ha un ruolo autorevole che va riconosciuto e rispettato dagli studenti. Premesso questo, certamente è fondamentale instaurare un rapporto interpersonale fondato sul dialogo e sull’ascolto reciproco. Ogni giorno mi impegno perché la nostra scuola sia vissuta come una
comunità in cui ciascuno (adulti e ragazzi) si senta bene, si senta accolto e possa esprimere al meglio le proprie qualità.
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