Lo sciopero: la voce dei lavoratori

Recentemente abbiamo sentito molto parlare di scioperi, soprattutto noi studenti e docenti. Uno degli ultimi in particolare è stato l’8 novembre: si è trattato di uno sciopero nazionale dei trasporti di 24 ore, con l’obiettivo di rinnovare il contratto nazionale Autoferrotranvieri Internavigatori (scaduto il 31 dicembre del 2023), cioè il mezzo principale per il miglioramento delle tutele del lavoro in relazione a strumenti tecnologici e organizzativi.

Ma che cos’è lo sciopero? 

Lo sciopero è un diritto sindacale del lavoratore che consiste in un’astensione collettiva dall’attività lavorativa; può essere compiuto anche dal datore di lavoro, in questo caso prende il nome di “serrata”. Oltre ad essere un diritto sindacale è però anche un diritto costituzionale, che viene citato nell’articolo 40 della Costituzione italiana: “Il diritto di sciopero si esercita nell’ambito delle leggi che lo regolano”.

Dunque come viene regolato? 

Questo diritto viene tutelato e regolato in più modi: innanzitutto un lavoratore non può essere licenziato per aver usufruito del diritto di sciopero, altrimenti nessun lavoratore potrebbe più scioperare e perderebbe un diritto importante; deve esserci sempre però un preavviso di almeno 15 giorni prima della cessazione del lavoro; inoltre quando lo sciopero riguarda servizi pubblici essenziali come la sanità o il trasporto pubblico, allora ci sono limitazioni maggiori riguardanti perlopiù le modalità e i tempi di astensione dal lavoro, per evitare di porre troppi disagi alla comunità.

Eppure alla fine è proprio questo il ruolo dello sciopero: quello di portare disagi e fastidi. Infatti per portare cambiamenti ed essere ascoltati, c’è sempre stato bisogno di creare malessere: prima di ogni rivoluzione c’è stato disordine, prima della pace deve esserci una forma di insubordinazione.

Immaginando una fabbrica nella quale i lavoratori compiono turni di 12 ore, in condizioni precarie e con un salario insufficiente, molto spesso anche tentare di discuterne con il datore di lavoro non cambia la situazione, anzi a volte la peggiora. Pertanto un’ultima opzione è quella dello sciopero: pone quasi un “ultimatum” al datore di lavoro. Ovviamente questa possibilità ha efficacia solo se l’astensione è collettiva, infatti per quanto sia un diritto individuale, in Italia può essere esercitato solo in gruppo.

In conclusione, lo sciopero è più di un diritto: è un atto collettivo, una voce che si alza per farsi ascoltare quando il dialogo non basta, e sebbene possa essere fastidioso, spesso è necessario creare questi disagi. 


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