Elezioni negli USA: come funzionano, chi ha vinto e cosa succederà ora?

Ogni 4 anni gli Stati Uniti d’America (USA) votano per eleggere il proprio presidente.

Innanzitutto, gli Stati Uniti sono una repubblica federale e presidenziale composta da 50 Stati. Il presidente può essere eletto per soli due mandati da 4 anni l’uno (per totale di massimo 8 anni). Prima che finiscano i 4 anni di mandato i futuri candidati iniziano una campagna elettorale seguita in tutto il mondo nella quale discutono le proprie idee e proposte tramite dibattiti pubblici e visite in gran parte degli States.

A differenza dell’Italia, negli Stati Uniti i cittadini votano il grande elettore che poi li rappresenterà. Ogni Stato ha un certo numero di grandi elettori basato sul numero della popolazione. Questi grandi elettori sono in totale 538, e per la vittoria di un concorrente servono almeno 270 voti. I due principali candidati per questo mandato erano Donald Trump, del partito dei Repubblicani, e Kamala Harris, dei democratici.

Originariamente per i democratici era candidato Joe Biden che però, successivamente al dibattito con Trump, dichiarò che per motivi di salute avrebbe rinunciato alla corsa alla presidenza e che l’avrebbe sostituito la sua vice ovvero Kamala Harris. Quest’ultima ha avuto una politica concentrata sui giovani, grazie anche all’influenza di personaggi pubblici come Taylor Swift che hanno annunciato con un post su Instagram il loro sostegno alla Harris. Grazie a questa influenza mediatica quel giorno Kamala ha riscontrano un aumento esponenziale di voti.

Se avesse vinto Harris, le politiche antiabortiste sarebbero diminuite esponenzialmente e sarebbero aumentate invece le proposte per dare un ruolo più attivo ai giovani, in più sarebbero state introdotte leggi a favore della comunità LGBTQ+, diminuite delle tasse e maggiorate le preservazioni dell’ambiente e del clima. Sicuramente Harris avrebbe avuto una politica più Europea portando così la sua nazione ad avvicinarsi maggiormente all’Europa.

Siccome ha vinto Trump invece probabilmente si avrà un distaccamento degli Stati Uniti dall’Europa a livello politico ed economico, mandando in crisi l’intera economia europea ma anche quella Americana. Infatti, chiudendo i confini e aumentando i dazi con gli stati europei, subentrerebbero anche delle tasse all’interno dello stato americano. Inoltre, Donald Trump ha dichiarato che deporterà gli immigrati clandestini con la scusa di voler liberare abitazioni rendendole meno costose, e che rafforzerà i confini completando il muro che separa gli Stati Uniti dal Messico.

In aggiunta ha anche dichiarato che se una donna abortisse dovrebbe essere sanzionata, oltre al fatto che è intenzionato a vietare attraverso il Comstock Act del 1873 l’utilizzo di pillole abortive, e secondo alcune fonti vorrebbe portare un divieto alle cliniche di anche solo possedere attrezzature abortive. Da tutto ciò possiamo dedurre come le sue politiche saranno antiabortiste, arrivando in alcuni casi anche a contrastare l’aborto d’emergenza.

Dal punto di vista del conflitto Russo-Ucraino, Trump mostra il suo sostegno all’Ucraina sostenendo che lui stesso avrà un ruolo importante nell’aiutare a chiudere la guerra, invece nei confronti del genocidio attuale in Palestina, Trump offrirebbe più aiuti economici, militari e politici al Capo di Stato Israeliano, Benjamin Netanyahu, portandolo ad avere ancora più controllo sulla Cisgiordania e sulla Striscia di Gaza.

Douaa Lazaar e Chiara Luchetti


Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *