Quello di venerdì 28 è stato il dibattito finora più discusso, in cui opinioni differenti e talvolta opposte si sono scontrate ma anche, in alcuni punti, incontrate. Precisiamo che tutto ciò che leggerete in questo resoconto è frutto dei punti di vista dei vari partecipanti (il Gruppo Dibattito non è unanime e non tutti sono d’accordo su tutto).
Il tema? O meglio, i temi? Rapporti tra ruoli pubblici e comportamenti privati. Come il linguaggio influenza la nostra percezione del mondo. Siamo partiti da un caso mediatico degli scorsi giorni che ci ha colpiti: quello della maestra d’asilo alla quale sono stati sospesi la mansione e lo stipendio poiché trovata in possesso di un profilo Onlyfans (per approfondire la vicenda: La maestra sospesa per un profilo su OnlyFans è diventata un caso). Inizialmente molti di noi si sono trovati d’accordo nel sostenere che la sospensione dell’insegnante fosse ingiusta, dato che la sua vita personale non influenza quella lavorativa. Qualcun altro ha invece espresso il suo consenso con la sospensione, affermando che la donna, soprattutto perché maestra, “predica bene e razzola male” e che vendere proprie foto online sia paragonabile alla prostituzione (al che quelli che stavano dalla parte della maestra si sono chiesti: “se invece fosse stata una prostituta la sospensione sarebbe stata giusta?”) e che sia una mancanza di rispetto nei confronti di sé stessi perciò chi lo fa non merita il rispetto degli altri. A quest’ultima sentenza altri hanno risposto che vendere proprie foto online o prostituirsi, se scelto consapevolmente, non è una mancanza di rispetto per il proprio corpo e che anche se lo fosse ciò non toglie che chi non rispetta sé stesso merita comunque il rispetto degli altri.
Qualcuno ha lanciato una provocazione citando Berlusconi che risaputamente frequentava escort. A questo punto anche coloro che affermavano che la vita privata della maestra non riguardasse il suo incarico pubblico e che non dovesse essere sospesa si è sentito in crisi. È stato detto che il legame tra comportamenti privati e ruoli pubblici varia in base alla portata del ruolo stesso e che perciò fosse più “grave” che Berlusconi frequentasse escort rispetto a che la maestra detenesse un profilo OF. Qualcun altro ha ribattuto che un politico non è più importante di una maestra ma solo più influente e che tutti devono ricevere lo stesso trattamento. La differenza notata da qualcun altro è, invece, che la decisione della docente non comportava l’utilizzo di altri corpi mentre quella di Berlusconi sì, ma che se le escort hanno scelto di fare il loro lavoro – e non sono state costrette – il problema non sussiste.
Ci siamo trovati quasi tutti d’accordo nel dire che comportamenti privati malvisti ma non nocivi potrebbero andare di pari passo con un incarico pubblico, mentre comportamenti privati nocivi (che siano malvisti o no) non potrebbero. La seconda provocazione ha smosso ulteriormente le acque: “e se invece avessimo sostituito il termine escort con uno più volgare, sarebbe cambiato qualcosa nel nostro discorso?”
Da qui si è dipanata una parentesi linguistica che ha contraddistinto il restante corso del dibattito. Dire escort o passeggiatrice non solo è considerato più elegante ma è anche etimologicamente meno offensivo. Invece, i significati di altre parole sono: ragazzaccia (il dispregiativo di “putta”, cioè ragazza) e scrofa. Poniamo l’accento sul termine “disonesta”, in voga ultimamente, che fa pensare che le prostitute siano necessariamente non oneste.
Un altro aspetto che abbiamo analizzato è la considerazione che la nostra società ha del sesso, che assieme alla nudità è spesso ritenuto un affare sporco e disturbante. È innegabile che negli anni siano stati abbattuti molti tabù in merito, ma è altrettanto vero che ce ne sono ancora. Per esempio, nell’educazione sessuale svolta a scuola si tratta quasi esclusivamente di anatomia e di contraccettivi e quando si parla strettamente di sesso lo si fa nella cornice della procreazione, mai del piacere.
Inoltre i lavori che riguardano l’ambito sessuale vengono misurati con un metro diverso dagli altri. Riprendendo il caso della maestra, venerdì qualcuno ha detto che quando ci si espone su OnlyFans non è una scelta che si fa per se stessi ma per chi guarda i contenuti. Altri hanno risposto “allora chi per lavoro cucina lo fa per chi mangia e non per sè stesso?” È stata sollevata anche la questione dell’esistenza di alternative alla prostituzione e alla vendita di nudi online, alternative da preferire a queste ultime. La replica è stata di due punti: il primo è che a volte non ci sono alternative alla prostituzione (pensiamo alle donne adescate e coinvolte nella tratta e minacciate qualora tentino di uscirne), il secondo è che anche di fronte a delle alternative c’è chi opta coscientemente per quella strada, e che se lo fa per scelta non c’è problema.
Riportando nuovamente il focus sul caso della maestra, siamo stati tutti concordi nel ritenere ipocrita che a scoprire il profilo OF sia stato il padre di un* bambin* dell’asilo in cui la donna colpita dalla sospensione lavorava. Il fatto che un padre il quale, prima di tutti, ha il compito di educare in quanto genitore, sia fruitore di OnlyFans non è forse più scandaloso della presenza di una maestra su tale piattaforma?
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