Il ministro dell’istruzione Valditara ha proposto una riforma della scuola che avrà conseguenze concrete a partire dall’anno 2026/2027, eppure ci si domanda ancora se ci si è focalizzati sui veri punti deboli della scuola italiana nella creazione di quelle proposte.
Infatti all’interno di questa riforma ci sono più idee, alcune più supportate di altre: dal punto di vista delle materie scolastiche si propone l’introduzione dello studio del latino sin dalle medie, che effettivamente è utile per l’ampliamento delle capacità logiche e linguistiche, ma allo stesso tempo c’è chi pensa che forse, visto l’era dell’IA in cui viviamo, sarebbe meglio introdurre e/o aumentare le ore delle materie informatiche, aggiungendo magari al programma argomenti riguardanti l’insegnamento all’uso dell’intelligenza artificiale e l’introduzione alla programmazione (ovviamente a un livello adatto agli studenti delle scuole medie.)
Inoltre si pensava di suddividere la materia di geostoria in geografia e storia, focalizzando quest’ultima sulla storia occidentale e italiana; eppure, se ci si pensa, l’istruzione italiana si è sempre focalizzata maggiormente sul mondo occidentale, fenomeno spesso criticato visto che, per quanto bisogna mantenere le proprie radici, conviene conoscere la storia di più paesi possibili per capire anche come funzionano le relazioni tra stati e le motivazioni dei vari avvenimenti dell’attualità mondiale.
Dal punto di vista delle metodologie di studio utilizzate, la riforma vuole concentrarsi sulla mnemotecnica, cioè la memorizzazione di più informazioni possibili nei tempi più rapidi possibili, attraverso filastrocche, poesie ecc…
Da alcuni è ritenuto un metodo valido, mentre d’altra parte c’è chi ritiene ci sia bisogno di metodi che permettano più ragionamento da parte degli alunni cosicché si crescano persone capaci di pensare per se stesse, e non “vocabolari” da consultare nel momento di necessità.
Come detto, il dibattito riguardo alle idee di Valditara è molto acceso. Infatti un lato molto criticato dai giovani è l’introduzione della Bibbia tra i banchi: lo stato italiano è uno stato laico e non si chiede di seguire l’esempio francese eliminando ogni simbolo religioso dalla scuola e da chi la frequenta, ma si chiede semplicemente un comportamento che mette alla pari tutti gli studenti, e vista la quantità di atei e persone di altre religioni che non siano il cristianesimo, l’introduzione di un solo libro religioso sarebbe adatto se mantenuto solo nell’ora di religione.
Invece una proposta più appoggiata è stata quella dell’introduzione di più ore di arte e musica tra l’orario scolastico, per aumentare la creatività dei ragazzi. Un’idea che invece ha riscontrato molta approvazione è quella di costituire classi con meno alunni e più sostegno al personale ATA.
Una domanda che può sorgere però è quella riguardante il numero di classi che si creerebbe in conseguenza a questa proposta: ci saranno abbastanza insegnanti? C’è già un’enorme mancanza in questo ambito oggi, quindi se non si applica anche una riforma che porterebbe all’aumento di professori e insegnanti, con cambiamenti riguardo a CFU universitari necessari per diventarlo o magari aumentando i concorsi e cosi via, non si riuscirà a coprire tutte le classi, e si tornerà al problema di principio.
L’obiettivo di tutti questi cambiamenti è quello di creare un senso di appartenenza e tradizione tra gli studenti, che dal punto dogmatico è una buona idea, eppure è molto criticato il modo in cui la si vuole applicare: funzionerà? Per molti no.
Altri invece definiscono questo obiettivo un po’ “antiquato” e pensano che converrebbe equilibrarlo con più modifiche riferite a problemi attuali e che potrebbero creare studenti che portano anche a un miglioramento oggettivo, oppure anche soluzione, di questi problemi.
Si può concordare come si può non concordare con queste proposte, ma un interrogativo che accomuna molti di noi è questo: sono effettivamente questi i veri problemi della scuola? C’è davvero tanta urgenza in queste proposte? Ci si deve focalizzare davvero su questi dettagli non irrilevanti, ma neanche di troppa importanza, oppure forse è meglio concentrarsi su altri ambiti? Anche solo equilibrare la preparazione scolastica e universitaria in base a quello che si vorrà fare nel mondo lavorativo e mantenere le informazioni insegnate e i programmi scolastici in continuo aggiornamento possono essere un buon punto di inizio.
Per gli studenti è ottimo che si pensi a riformare la scuola, ma l’obiettivo era quello di renderla e mantenerla al passo con le altre scuole europee e di imparare a risolvere i problemi attuali e non di rifiutarci di affrontare la realtà così com’è rifugiandoci nelle nostre abitudini.
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