Contributo volontario: una scelta che pesa sugli studenti

Ogni anno ci troviamo di fronte alla stessa situazione: ci viene chiesto di portare a casa la richiesta per il contributo volontario. Ci viene detto che quei soldi sono fondamentali per migliorare la nostra scuola, per acquistare materiali, aggiornare le attrezzature e finanziare progetti didattici. Sappiamo che senza questi fondi la scuola non potrebbe offrire molti servizi essenziali. Ma quanto è giusto che la scuola pubblica dipenda così tanto dalle tasche delle famiglie?
Il contributo volontario, che di volontario ormai ha ben poco, non è l’unico costo che le famiglie devono affrontare. Aggiungiamoci i libri di testo, che costano centinaia di euro ogni anno. Poi ci sono gli abbonamenti ai mezzi pubblici, perché non tutti vivono a due passi dalla scuola, e per molti raggiungere l’istituto significa spendere decine, se non centinaia, di euro
al mese. Sommando tutto, viene da chiedersi: quanto è davvero “pubblica” l’istruzione se frequentare la scuola richiede un tale investimento economico?
Per alcune famiglie, questi costi sono insostenibili. E chi ne paga le conseguenze siamo noi studenti. C’è chi deve rinunciare a partecipare a gite scolastiche o progetti extracurriculari perché troppo costosi. C’è chi utilizza libri vecchi e usati per risparmiare. E c’è chi vive con il peso di sapere che frequentare la scuola è un sacrificio enorme per i propri genitori.
Ma quello che fa più rabbia è il contesto più ampio. Perché mancano i fondi per garantire una scuola davvero gratuita? Perché dobbiamo pagare per avere banchi decenti o computer funzionanti, mentre il nostro Paese spende miliardi in armi e missioni militari? È frustrante vedere che non ci sono risorse per l’istruzione, ma si trovano sempre soldi per tutto il resto.
La scuola dovrebbe essere un diritto, non un lusso. Eppure, ogni anno ci rendiamo conto che l’istruzione in Italia sta diventando sempre meno accessibile. Noi studenti non possiamo accettare che il futuro del nostro Paese venga costruito su disuguaglianze e sacrifici.
Chiediamo che si cambi rotta, che l’istruzione torni al centro delle priorità del nostro Paese. Perché se si continua così, la scuola non sarà più per tutti, ma solo per chi se la può permettere. E questo non è il futuro che vogliamo.


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