Parlare di dipendenze a scuola

Racconti dalle comunità di recupero

Alcool e droga: due temi di cui a scuola si parla, ma spesso lo si fa come se fossero questioni che non ci riguardano da vicino. Nella mostra itinerante “Droga-Alcool… riflettori accesi!” a cura della psicologa psicoterapeuta Cristina Battista, invece, queste due tematiche vengono presentate in modo meno nozionistico del solito.

I pannelli presenti a scuola e il libretto consegnato a ciascuno studente a fine mostra contengono informazioni utili sui vari tipi di droghe, ma quello che colpisce di più sono i racconti di Franco, che da anni si occupa con passione di fare assistenza nel centro di ascolto e auto aiuto Promozione Umana di Don Chino Pezzoli a Fiorano al Serio. “Volete che vi racconti qualche episodio avvenuto in stazione?” chiede agli studenti. A quel punto comincia un viaggio nelle storie di persone tossicodipendenti, racconti dolorosi che fanno capire con efficacia quanto sia semplice cadere nel vortice della droga e quanto sia difficile uscirne. Franco ci mostra la questione da varie prospettive: quella del tossicodipendente, del volontario, delle famiglie devastate, dei genitori che, in preda alla disperazione, non sanno più cosa fare per aiutare i figli e si rivolgono all’associazione.

Ho trovato particolarmente d’effetto il pannello che riproduce un’opera dell’artista Morandi, che raffigura un uomo nel pieno di una dipendenza che, per tentare di uscirne, si ancora a tre enti: la famiglia, le istituzioni e le comunità terapeutiche. Mi è sorta spontanea la domanda: “Cosa fanno le istituzioni per prevenire e risolvere il problema delle dipendenze?” Ad oggi c’è uno squilibrio tra istituzioni e comunità: le prime indirizzano le persone alle seconde, ma sono quasi esclusivamente le comunità che danno sostegno ai tossicodipendenti e alle relative famiglie.

La scuola, come istituzione, si occupa di fare progetti di prevenzione rivolti agli adolescenti ma, essendo le dipendenze un tema delicato, trovo che a volte gli insegnanti non si pongano in modo adeguato nei confronti degli studenti. Penso che per fare sensibilizzazione e prevenzione nelle scuole si debba parlare più spesso di dipendenze in quest’ottica di racconto di avvenimenti realmente accaduti, invece che tramite lezioni frontali. Sarebbe stimolante e formativo che i docenti portassero le classi in visita in un centro di sostegno, scoprendo la giornata tipo che si svolge all’interno e provando a partecipare in prima persona alle attività. In questo modo noi studenti non solo porteremmo a casa una lezione di vita, ma aiuteremmo le persone che risiedono nella comunità.


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